Gli incubi notturni sono estenuanti.
Non hai percezione della velocità dello scorrere del tempo dall’altra parte. Certamente viaggia a velocità diversa: hai vissuto ore, giorni, a volte persino anni e al risveglio ritrovi la stessa notte che avevi lasciato. L’incubo è durato tutto il sonno o solo gli ultimi minuti?
Non puoi dirlo. Ma è stata una fatica enorme riuscire a riaprire gli occhi e tornare da questa parte. Dicono che ti svegli di soprassalto ma per me non è mai stato così. Verso il risveglio percepisco di essere nel sogno e lotto con me stessa per svegliarmi. È come se qualcuno mi stesse richiamando di qua: lo sento ma non riesco a raggiungerlo. Mi sono sempre domandata se sia questo, quando ti chiedono di proseguire a parlare ad un tuo parente in coma perché può aiutare a risvegliarlo.
Riapri gli occhi e sei nel tuo letto. Tachicardia, dispnea, persino il singhiozzo. Non puoi muoverti, gambe e braccia sono paralizzate. Le palpebre pesantissime.
Cerchi di distrarti, di tornare con la mente alla realtà delle cose, lotti per la razionalità. Ricostruisci meticolosamente gli impegni per domani o provi a mettere a fuoco gli oggetti della stanza. Nulla. La mente prosegue ad essere risucchiata dall’incubo, come una pellicola che si riavvolge incessantemente e si ripetono sempre le stesse scene. Si sono invertite le parti: ora qualcuno, o qualcosa, ti chiama dall’altra parte e questa volta lotti per non tornarci.
Ti ci vorrebbe un amico con cui parlare, ma qui tutti dormono. Ti alzi e fai i conti con la casa al buio. Poi torni nel letto e provi a leggere o scrivere. Disegnare una nuova realtà. O un nuovo incubo? Il ticchettio del tempo qui è perfettamente percepibile: é già trascorsa più di un’ora.
La stanchezza l’avrà vinta?